Una squadra inglese sorprende gli austriaci che evacuano Pelagosa
Pelagosa è un piccolo arcipelago che, dal punto di vista geologico, rappresenta il prolungamento del promontorio del Gargano e delle isole Tremiti, che si trova più o meno al centro dell’Adriatico, poco a nord del promontorio citato.
Allo scoppio della Grande Guerra era occupato da una piccola guarnigione austroungarica che abbandonò l’isola all’inizio dell’estate del 1915. Pelagosa Grande, la maggiore delle isole dell’arcipelago, fu poi occupata dagli italiani l’undici luglio dello stesso anno che la difesero da un tentativo di sbarco nemico alla fine dello stesso mese.
Lo scenario
Per Fleet Action Imminent (FAI).
Lo scenario è ambientato all’inizio di luglio del 1915: un convoglio della Imperiale e regia marina austroungarica ha evacuato la guarnigione di Pelagosa Grande e si sta dirigendo verso il porto di Cattaro (l’odierna Kotor). La zona di mare a est delle isole è pattugliata da una piccola squadra britannica che ha l’ordine pattugliare il tratto di mare tra Vieste e Cattaro per avvisare nel caso il nemico tentasse di dirigersi verso il Mediterraneo.
La squadra austroungarica
- Divisione incrociatori leggeri: Novara CS (Scout Cruiser), Helgoland CS, Saida CS
- Divisione cacciatorpediniere: Csepel DD (Destroyer), Tatra DD, Lika DD
- Nave trasporto Gäa AK (Freighter)
La squadra britannica
- Divisione incrociatori: Dublin CL (Light Cruiser), Chatam CL
- Divisione cacciatorpediniere: Murray DD (Destroyer, Mary Rose DD
La battaglia
La squadra britannica intercetta nella notte il convoglio nemico senza essere a sua volta avvistata. Il comandante delle navi britanniche decide di non aprire il fuoco per avvicinarsi quanto più possibile. Il piano è quello di impegnare gli incrociatori austroungarici per dare modo ai cacciatorpediniere Murray e Mary Rose di attaccare il convoglio con i propri siluri.
Il primo attacco va a vuoto, i siluri della Murray diretti verso l’Helgoland mancano il bersaglio. I tre incrociatori austriaci stendono una cortina di fumo per proteggere il trasporto mentre Csepel, Tatra e Lika aumentano la velocità per attaccare il nemico. Non c’è tempo! La salva dei lanciasiluri di dritta del Mary Rose colpisce in pieno l’Helgoland squarciando lo scafo in due punti e danneggiando gravemente le caldaie. L’incrociatore affonderà di lì a poco. Uno dei siluri, per colmo di sfortuna, manca il bersaglio principale (l’incrociatore) ma proseguendo la sua rotta colpisce il cargo Gäa!
Il convoglio austriaco è nella confusione più completa. Il Saida è gravemente danneggiato dal tiro delle artiglierie degli incrociatori britannici, i cacciatorpediniere si fanno coraggiosamente avanti attaccando il Dublin ma sono colpiti a loro volta. Il Tatra perde il timone e inizia a navigare in cerchio senza controllo. Il Lika è costretto a una manovra di emergenza per evitarlo ma nel buio finisce per speronare la Gäa provocandone l’affondamento.
Il Novara e il Saida riescono invece a organizzare una reazione coerente e colpiscono prima la Murray e poi la Mary Rose. Entrambe le cacciatorpediniere britanniche, gravemente danneggiate, affonderanno nella notte.
La battaglia si conclude dopo solo una trentina di minuti (mezz’ora di fuoco densa di avvenimenti) quando l’incrociatore Novara sperona la Tatra, già danneggiata, affondandola.
Per gli austroungarici un disastro: il trasporto inabissato con la guarnigione di Pelagosa, a fargli compagnia sul fondo dell’Adriatico una cacciatorpediniere e un incrociatore. Le altre navi tutte danneggiate più o meno gravemente. Sarebbe potuta essere una grande vittoria della Royal Navy se il colpo di coda austriaco non avesse vendicato la sconfitta colando a picco Murray e Mary Rose!